In un momento in cui nel nostro Paese ci dovrebbe essere la massima coesione sociale per affrontare al meglio l’emergenza sanitaria, visto che siamo tutti sulla stessa barca( la famosa Arca vi ricorda qualcosa?), si leggono nelle ultime ore commenti del tutto immotivati  e aggressivi contro il ministro Speranza e il governo.

Al tempo dei social  spesso , o quasi sempre , prevalgono purtroppo superficialità e ignoranza, generati certo anche dalla paura irrazionale e dalla enorme complessità e  fragilità del nostro sistema sociale e del tempo contemporaneo. Vincono la velocità e la logica deterministica, a discapito dell’approfondimento e della riflessione. Molto più facile mettere like e sparare sentenze che fermarsi a pensare e a ragionare. Hanno la meglio le tifoserie, i giudizi di parte, tutto bianco o nero, tutto artificiale, non ci sono più sfumature di colore.

Così in questo momento si riscontra che molti non comprendono che predisporre controlli e prendere misure precauzionali sicuramente rigide è l’unico sistema valido per fermare la diffusione di un virus che potrebbe provocare, se non bloccato, lo sviluppo di situazioni incontrollabili e difficili da gestire come giustamente sostenuto dall’OMS. Evitiamo il termine minaccioso della pandemia, ma non serve mentalmente ignorarla.

Certo pare evidente che il coronavirus non è la peste bubbonica, ha una mortalità molto bassa, insomma , come ha detto la professoressa Gismondo (attaccata anche troppo), è “solo” un’influenza  più “seria “del normale. È apparso, specie nell’immediato,  che ci fossero anche tra gli scienziati due scuole di pensiero.

In realtà ci troviamo di fronte ad un evento, previsto e temuto dagli studiosi, che ci ha trovato sostanzialmente impreparati perché del tutto nuovo e sconosciuto soprattutto nelle sue modalità di diffusione, e quindi estremamente difficile da gestire in tempi rapidi.

Proprio per questi motivi bisognerebbe accettare con un po’ di pazienza e intelligenza le misure restrittive emergenziali di questi giorni, senza scatenare il panico da Apocalisse imminente, e senza attaccare i responsabili nazionali che stanno attuando i giusti protocolli , prima di tutto con grandissima trasparenza , quello che in altri paesi non è stato fatto.

Invece ora prova a risorgere l’opposizione che strumentalizza pure la sofferenza dei propri corregionali pur di attaccare il governo. Altri si alleano a questo disegno puramente  distruttivo, finalizzato esclusivamente agli interessi della propria parte politica, alla faccia del bene della comunità nazionale.

Nessuno fa uno sforzo pur minimo per capire cosa sta realmente accadendo.

E allora che fare? Vengono da fare immediatamente alcune considerazioni sul l’importanza cruciale della comunicazione proprio nella fase attuale e sulle modalità comunicative di governo e istituzioni.

Ora insieme, in maniera coordinata,  governo e istituzioni dovrebbero potenziare al massimo e con forza una vasta campagna di informazione corretta sull’emergenza sanitaria.
Obiettivo: fare chiarezza sui motivi delle scelte e sulla loro difficoltà oggettiva, con la prospettiva del superamento dell’emergenza.

Basta con gli spot su come lavarsi le mani ecc… ecc… . Ormai lo abbiamo imparato tutti ed è un bene! Basta con i decaloghi utili! Non servono più.

E’ il momento di chiarire bene le ragioni  dei provvedimenti presi, è il momento di rassicurare le popolazioni sulla natura temporanea delle misure adottate, è il momento di finire con il clima di allarmismo continuo, con i bollettini medici sparati sui canali televisivi a tutte le ore del giorno.

Insomma si cominci ad uscire dall’emergenza in maniera concreta, sia con la comunicazione mirata interna sia con quella esterna nei confronti del mondo intero , anche nelle opportune sedi diplomatiche. Uscire dal l’isolamento internazionale , enorme danno per il Paese, prima che diventi irreparabilmente nefasto!

Ed è con i fatti che la comunicazione diventa efficace: via subito allora ai provvedimenti economici che si stanno decretando, si cominci a definire anche in prospettiva i tempi di uscita concreta dalla fase emergenziale. Si deve programmare da subito la fase due di ritorno alla normalità, di ritorno all’economia, di ritorno alla vita.

Accanto alla tutela della salute, bene primario per tutti, il governo in primis deve farsi carico del nostro futuro benessere sociale, ambientale  ed economico. Stavamo faticosamente cercando di uscire dalla crisi, non ci facciamo spaventare da uno “stupido” intempestivo virus.