Leghisti, fascioburini, renziani, radicali chic o lisci, pentastellati nostalgici gialloverdi, terrapiattisti antieuclidei, sciistichimici e altra varia umanità stanno infierendo su Giuseppe Conte.
In questi giorni sono riemersi sulla stampa i verbali sulla mancata chiusura della Val Seriana, dove è riportato che il Comitato tecnico-scientifico (nominato dal Governo, mica da leghisti, fascioburini, terrapiattisti ecc.) aveva proposto la chiusura di Alzano e Nembro 4 giorni prima della decisione del Governo di chiudere tutta la Lombardia.

Ha sbagliato il governo? Può essere. Ma nessuno è in realtà in grado di dire se questo ritardo di soli 4 giorni sia stato decisivo per il diffondersi dell’epidemia (come ormai sappiamo tutti, il virus può avere una latenza di 14 giorni). Ragionevolmente può aver contribuito, ma certamente non in modo determinante.
In ogni caso, la chiusura di questi comuni era compito esclusivo del Governo?

La legislazione italiana prevede una competenza principale dei sindaci (ufficiali sanitari in ogni comune), poi quella dei Presidenti di regione. Nel caso, quei comuni potevano e dovevano essere chiusi dai rispettivi sindaci, innanzitutto, oppure dai responsabili regionali, giacché alle regioni è devoluta interamente la materia sanitaria (la famosa devolution, quella cosa che in questi anni si è chiamata federalismo sanitario). Oggi l’assessore lombardo Gallera sostiene che la regione Lombardia avesse chiesto al governo di chiudere la zona. Peccato però che non solo la chiusura poteva essere ordinata direttamente da loro, ma che lo stesso Gallera, il 20 maggio di quest’anno, cioè oltre 2 mesi (2 mesi) dopo gli eventi si dichiarò candidamente all’oscuro di tale suo potere (https://www.corriere.it/cronache/20_maggio_29/gallera-magistrati-zona-rossa-alzano-nembro-non-sapevo-che-avremmo-potuto-chiudere-noi-ad46e53c-a175-11ea-972c-41555f8ee621.shtml) e successivamente anche ignaro di che cosa fosse realmente l’indicatore di contagio (https://video.repubblica.it/dossier/coronavirus-wuhan-2020/coronavirus-l-indice-di-contagio-secondo-gallera-servono-due-persone-infette-nello-stesso-momento-per-infettare-me/360945/361500).

D’altro canto, le zone rosse in Campania (Paolisi, Lauro, Ariano Irpino, i Comuni del Vallo di Diano, ecc.) e anche in Calabria (Oriolo, Torano, San Lucido, Melito Porto Salvo, addirittura a giugno, dopo lockdown, Palmi), sono state istituite dai rispettivi presidenti di Regione, senza alcun intervento del Governo centrale. Come si sa, i governatori di queste regioni sono uno di sinistra, l’altra di destra, così rispettiamo pure la par condicio (par condicio che tuttavia non vale per l’insipienza dei governanti lombardi: chi governa dovrebbe almeno conoscere l’ABC delle sue stesse competenze amministrative).

Come già si sapeva della proposta del CTS di chiudere Alzano e Nembro, molto si è parlato pure delle pressioni che sarebbero arrivate da parte degli industriali per evitare ogni provvedimento di chiusura:  la procura di Bergamo, che indaga sui fatti, non a caso ha ascoltato anche Marco Bonometti, presidente degli industriali lombardi come “persona informata sui fatti”( https://www.bergamonews.it/2020/06/03/zona-rossa-bonometti-sentito-dai-pm-come-persona-informata-sui-fatti/375750/ ). L’inattività di sindaci e governo regionale lombardo fu motivata anche da questo? D’altro canto, trattandosi di una delle zone più industrializzate del Paese non è difficile immaginare che le “ragioni dell’economia” non lasciassero insensibili anche ampi settori della maggioranza (il PD era appena reduce dalla sciagurata campagna MilanoNonSiFerma, promossa dal sindaco Sala, di quello stesso partito).

Credo che già a questa altezza si può capire perché gli atti del CTS in rapporto col governo fossero segreti: si trattava di decisioni che avevano importanti ripercussioni sull’economia e sulla stessa vita delle persone. E gruppi d’interesse, lobbies, poteri più o meno forti, era meglio che stessero fuori dalla “stanza dei bottoni”.

La trasparenza, come si è visto, può essere assicurata anche ex post: non vi sono arcana imperii.

Fatto sta che Conte, di fronte all’inazione lombarda, non avocò i poteri per chiudere quei piccoli comuni, è vero, ma chiuse tutta la Lombardia 4 giorni dopo, attraverso lo strumento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.
Ora, anche io nutro più di una perplessità su questo istituto, sul piano costituzionale. Ma non vi è dubbio che la procedura seguita durante questa emergenza sia sostanzialmente quella già prevista dalla vigente Legge sulla Protezione Civile. D’altro canto, come si fa a non vedere, che precisamente questo tipo di provvedimento è stata un’assunzione di responsabilità personale e diretta da parte del premier?

Ed è altrettanto evidente che precisamente il “combinato disposto” tra segreto d’ufficio e DPCM, in una situazione così grave, tagliava contemporaneamente le gambe a lobbies, poteri forti e assortiti, che così non hanno potuto conoscere in anticipo istruttorie e contenuti di tali provvedimenti, ma anche a ogni personaggio del teatrino della politica italiana, anche di maggioranza, e le relative compulsive ricerche di visibilità a tutti i costi.
Tradotto in italiano: di fronte a un governo in cui le suggestioni e gli indirizzi erano diversi (Renzi dopo qualche settimana propose infatti la revoca del lock-down, minacciando addirittura in pieno parlamento la crisi di governo, e non sono convinto che tutti i PD e i 5 stelle fossero in totale disaccordo con lui), Conte ha deciso di avocare a sé ogni decisione, andando anche oltre, sul piano delle precauzioni, gli stessi suggerimenti del CTS.

Come si fa ad accusarlo oggi tanto di lassismo, quanto, contemporaneamente, di eccessiva rigidità?

Eh, sì. Perché poi ci sono pure quegli altri che, notando che da noi non c’è stata, come altrove, l’apocalisse, ne deducono che il virus non sia mai esistito o sia già “clinicamente morto”: nell’uno e nell’altro caso, affermano si sia esagerato nelle precauzioni.
Tutto ciò mi sembra francamente improponibile, a fronte di oltre 35.000 morti.

Presidenza del Consiglio e Ministro per la Salute hanno deciso i loro provvedimenti dietro il parere del CTS, non su dettatura del CTS: esattamente come fa qualunque giudice, che non può non tenere conto delle varie perizie tecniche in un processo, ma poi si assume la responsabilità di quella decisione che a lui solo compete. Si chiamano: autonomia della politica e primato della democrazia.

Forse conviene pure ricordare che nei mesi passati era sparito l’alcool e ogni liquido disinfettante, non c’erano le mascherine a norma neppure per gli operatori sanitari, non vi erano tutti i tamponi e i test necessari, la famosa eccellenza della sanità lombarda era collassata. Nessuno poteva sapere se e come avrebbero retto all’impatto con il virus le organizzazioni sanitarie delle altre regioni italiane, soprattutto quelle meridionali (il famoso federalismo sanitario è quello che ci ha consegnato anche l’Italia divisa con 21 organizzazioni sanitarie diverse. Meditate, meridionali, meditate…). Mentre medici e personale sanitario morivano come mosche, di fronte a questo nemico invisibile e sconosciuto.

Per ora sembra siamo usciti da quell’emergenza: abbiamo le mascherine, il tracciamento funziona come strumento di prevenzione del contagio, i test ci sono per tutti (e speriamo che tutto ciò basti, visto che l’indice del contagio in questi ultimi giorni sta risalendo ovunque).
Però è curioso: il “modello italiano” al contenimento del COVID-19 viene celebrato su tutti i giornali e dai principali editorialisti del mondo. Il Nobel Paul Krugman sul New York Times ha scritto un elogio del governo italiano, nell’impietoso paragone col disastro sanitario provocato negli Usa dall’amministrazione Trump (https://www.nytimes.com/2020/07/23/opinion/us-italy-coronavirus.html?referringSource=articleShare&fbclid=IwAR2tMckMPICN0Qa3clLcGzqI9q6-wELm4EvOpPm9GLRe-vxtO8qDmoDS1Ao ). Mentre in Italia, gli scornati dei mesi passati – politici d’opposizione e non, ma anche la grande impresa, che controlla buona parte della stampa nazionale – a Conte hanno deciso di fargliela pagare.

Magari c’entra pure l’altro successo del Presidente del Consiglio: quello riportato in Europa. Forse le centinaia di miliardi di euro concessi all’Italia da questo Piano Marshall post-Covid fanno gola a molti, e più di uno non si fida a farli gestire al “governo più di sinistra della storia repubblicana” (cit. Berlusconi), di certo a un’amministrazione che in questa emergenza ha dimostrato di saper tenere testa ai vari microfeudi e ai mille interessi particolari che pretendono di dettar sempre legge nel nostro Paese.

«In Italia ti perdonano tutto, tranne il successo», diceva qualcuno.

 

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