La Prima Pietra

COVID-19 E ASTRA-ZENECA: UNA SCANDALOSA GESTIONE DELL’INFORMAZIONE

Il report di eventi avversi legati alla somministrazione del vaccino Astra-Zeneca (AZ) ha assunto un andamento isterico, grazie, di nuovo, al rumore (o terrorismo?) mediatico.

Non ho mai difeso il vaccino AZ che, allo stato dei fatti conosciuti, è certamente meno attivo dei vaccini basati su RNAm. Hanno fatto molti pasticci, tra i quali i due più grossi sono stati gli errori compiuti negli studi di fase 3, che hanno reso i risultati quanto meno incerti, e la palese malafede nell’aver garantito una erogazione non sostenibile (come tutte le altre aziende, però), complice la dabbenaggine, o peggio (…), dell’Unione Europea, colpevole di aver firmato contratti dal contenuto ignoto perché secretato, non si sa bene per quale motivo. Naturalmente io non posso escludere che il vaccino AZ sia un veleno mortale, come ormai l’isteria collettiva lo sta marchiando, spero non definitivamente.

Cerco solo, di richiamare alla ragione quello sparuto numero di colleghi e politici che ancora utilizzano materia grigia invece che sondaggi di piazza, relativamente a che cosa abbiamo realmente in mano.

Faccio riferimento, di seguito, a quanto riportato dall’European Cardiovascular Disease Statistics, 2017 Edition e al report epidemiologico sul tromboembolismo venoso riportato dal giornale Thrombosis and Haemostasis nell’ottobre del 2007 (Cohen AT et al. Thromb Haemost 2007;98:756-649).

Non sono sicuro di quanti effetti gravi siano stati registrati dopo la somministrazione del vaccino AZ (si badi io non uso la parola causati). Sento parlare di 30 su 5 milioni, ma non sono sicuro su quale base siano riportati “solo” o “nientemeno che” 30 casi, e prendo atto della decisione di alcuni paesi di sospendere la vaccinazione. I dati ufficiali registrati nel Regno Unito dicono che AZ non solo è sicuro, ma è pure efficace, cosa della quale alcuni di noi legittimamente dubitavano.

Di che cosa sono sicuro invece? Sono sicuro, dall’inizio di questa tragedia, che il tasso di mortalità e quello di letalità (case fatality rate) di questa malattia non sono trascurabili, ma comunque non elevatissimi, per cui sarebbe teoricamente possibile gestirla se il livello di contagiosità non fosse così alto.

Non è la pericolosità in assoluto che rende COVID-19 micidiale, quanto invece il fatto che si contagiano una tale enormità di individui in un lasso di tempo molto ridotto, che, dato il tasso di letalità non trascurabile, i casi gravi e gravissimi arrivano in ospedale in un lasso di tempo molto stretto e sostanzialmente inferiore alle capacità di turnover dei nostri ospedali, un po’ per carenze strutturali e molto per mancanza di personale, portando al collasso il sistema.

Un’altra cosa di cui sono sicuro attraverso le fonti che ho citato, è che il tasso di incidenza di malattie legate a trombosi arteriosa o venosa è in Europa di 4276 e di 1698 nuovi casi per milione di abitanti per anno, rispettivamente. Questi numeri, rapportati ai primi tre mesi del 2021 (circa il periodo di somministrazione dei vaccini) suggeriscono che in Europa almeno 1069 persone abbiano sofferto di malattie da trombosi arteriosa e 424 di patologie da trombo-embolia venosa. In altre parole, ogni giorno in Europa circa 17 persone soffrono di malattie trombo-emboliche, COVID-19 a parte. Se facessimo il calcolo sulla base del fatto che in alcuni paesi la vaccinazione è cominciata prima (diciamo 5 mesi), avremmo gli stessi risultati: 17 persone al giorno.

Io di queste cose sono sicuro. Non nego a priori che il vaccino AZ possa essere pericoloso, né nego a priori che la proteina S immessa nel nostro organismo possa avere un effetto trombigeno, però prima di seminare panico, i giornalisti farebbero bene a rivolgersi a persone che hanno dimestichezza con i numeri. Perché AZ può certamente essere un veleno, magari messo in circolazione da big pharma allo scopo di far aumentare il numero di infarti o di embolie polmonari, ma bisogna dimostrarlo. E può essere dimostrato o escluso molto semplicemente comparando gli eventi che si verificano dopo la vaccinazione sull’arco di tempo di questi 3 (o 5) mesi, con quelli che sono attesi sulla base di studi epidemiologici seri.

Se dovessimo prendere per oro colato i numeri riportati dai media nei giorni precedenti (30 eventi per 5 milioni di vaccinati in circa 3 mesi), avremmo un tasso di incidenza di 6 eventi per milione nei tre mesi in cui si è somministrato il vaccino. Cioè non solo avremmo un vaccino anti-COVID, ma potremmo anche avere un prodigioso farmaco che protegge, in assoluto, vene ed arterie.

Perché, se poi dovessimo scoprire che gli eventi segnalati dopo la somministrazione del vaccino AZ sono esattamente in linea o persino inferiori rispetto a quanto epidemiologicamente atteso, allora la magistratura potrebbe ben aprire, una volta tanto non a sproposito, una indagine per procurato allarme, per non parlare di altri reati connessi con i ritardi nel programma di vaccinazione di massa. Pochi raccontano che più si rallenta, più aumenta la probabilità di mutazioni che mettano in crisi la campagna vaccinale, una regola che purtroppo non si può eludere ed un rischio al quale siamo enormemente esposti, dato che la campagna di vaccinazione di massa non copre affatto tutto il mondo.

Quello che mi fa rabbia è che io non ho accesso diretto a tutti i dati che servirebbero (sostanzialmente il tasso di incidenza di malattie trombo-emboliche dopo la somministrazione del vaccino, che mi pare difficile si possa limitare a 30 casi, da comparare con i dati ufficiali dell’European Cardiovascular Disease Statistics, 2017 Edition e del giornale Thrombosis and Haemostasis, ma certamente l’Istituto Superiore di Sanità ed il panel di esperti del Ministero questa possibilità ce l’hanno, ed hanno certamente anche l’autorevolezza di chiederli al Regno Unito.

I calcoli riportati in questo articolo sono elementari e non tengono conto di alcune caratteristiche importanti, prima di tutte l’età. In una analisi seria, la comparazione dovrebbe essere fatta per fasce di età, cosa che io non ho potuto fare non avendo i dati a disposizione. Tuttavia, pur nella loro semplicità, forniscono un’idea abbastanza chiara del ruolo dei media in questa isteria collettiva.

 

Image by Gerd Altmann from Pixabay

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