La legge di bilancio 2025 prevede il taglio di 5,3 miliardi al Sud nel triennio 2025-2027. Ci sarà infatti la cancellazione della riduzione dei contributi per le aziende private del Sud, la cosiddetta “Decontribuzione SUD”. Questa agevolazione permetteva uno sconto del 30% sui contributi previdenziali fino al 31/12/2025 per ridursi progressivamente fino al 2029.

Tuttavia, l’applicazione di questa agevolazione era subordinata all’autorizzazione della Commissione Europea, in quanto rientra nel regime degli Aiuti di Stato. La Commissione Europea, come molti avevano correttamente ipotizzato, ha fissato il limite per tali “aiuti” al 31/12/2024. E l’Italia deve recepire questa decisione.

E i soldi, già previsti, per gli anni fino al 2029? Pensati per ridurre il gap economico, sociale, di industrializzazione e di occupazione tra Sud e Nord?

La legge di bilancio 2025 crea un Fondo per nuovi interventi nel Mezzogiorno, per ridurre le disparità occupazionali rispetto al resto del Paese e sostenere l’imprenditorialità, che rispetti le norme sugli Aiuti di Stato. E’ stata stabilita inoltre una proroga del Credito d’imposta nella ZES Unica, per investimenti effettuati nel 2025. Infine, si potenziano le risorse per agevolare le assunzioni di lavoratori nelle aziende private della ZES Unica tra settembre 2024 e dicembre 2025.

Tutto bene, quindi? Ma neanche per sogno! La neonata associazione meridionalista ‘34 Testa al Sud’ ha subito denunciato lo scippo che si apprestava a subire il Mezzogiorno; successivamente, in maniera ufficiale e documentata, anche la Svimez ha disvelato in maniera impietosa come stanno davvero le cose. Il governo, promettendo riduzione di tasse … ai ricchi, agevolazioni, bonus, condoni e sanatorie agli evasori fiscali, finanziamento del comparto “Difesa” (armi!) e quant’altro, si trova a dover risparmiare (e già risparmia sui contratti di lavoro di tutti i dipendenti pubblici e dei pensionati: tutti abbiamo sentito della vergogna dei 3 euro di aumento al mese! già risparmia con il mantenimento delle elevatissime accise sui carburanti, che in campagna elettorale in maniera martellante i vari leader della destra avevano promesso di abolire!), e cosa chiedere di meglio se non togliere soldi alla risoluzione della questione meridionale, negando di fatto la riduzione del gap esistente tra le varie parti del Paese? A fronte di una spesa prevista complessiva per la Decontribuzione SUD nel triennio 2025-2027 di 13,9 miliardi, le nuove misure prevedono una spesa per il Sud di soli 8,6 miliardi, con una riduzione di 5,3 miliardi.

 

Legge di bilancio 2025: misure per il Mezzogiorno (in milioni di euro)

 

2025

2026

2027

2025-2027

Decontribuzione SUD

-5.902.3

-3.993,9

-4.053,8

 
Fondo interventi Mezzogiorno

2.450,0

1.000,0

3.400,0

 
Credito imposta ZES Unica

1.600,0

 
Sgravio contributivo neoassunti ZES

68,9

73,5

28,7

 
“Taglio al Mezzogiorno”

1.783,4

2.920,4

625,1

5.328,9

 Fonte delle cifre: Relazione tecnica legge bilancio 2025

 

Si badi, nel triennio 2021-2023, i 9,9 miliardi spesi per la Decontribuzione Sud sono andati a vantaggio di 4 milioni di lavoratori. I 5,3 miliardi sottratti al Sud gridano vendetta: un governo che abbia a cuore la questione meridionale, un ministro plenipotenziario per il Sud, la coesione, il Pnrr, come Fitto, avrebbe dovuto lavorare non solo per mantenere quei 5,3 miliardi, ma addirittura aumentarli! Ma, di cosa parliamo? Del ministro Fitto?

In questo quadro difatti si inserisce l’esistenza della cosiddetta ZES Unica, voluta dal governo pro-tempore in carica, e caldeggiata e fortemente sostenuta proprio da Fitto (indicato da Meloni come commissario europeo e designato, dalla presidente Ursula von der Leyen, vicepresidente esecutivo, che in questi giorni dovrà superare l’esame del Parlamento europeo: non un compito facile, visto che socialisti, liberali e verdi, oltre alla sinistra, sono contrari ad una sua nomina!), che a detta di molti economisti è una assurdità: l’esistenza di una ZES, una Zona Economica Speciale, ha senso nel caso di territorio estremamente limitato e orientato ad uno specifico settore: precisamente zone del paese  collegate ad una area portuale, destinatarie  di  importanti benefici fiscali e semplificazioni amministrative, con una elevata garanzia di sicurezza e legalità, che consentano lo sviluppo di imprese già insediate e che si insedieranno, attraendo anche investimenti esteri.  Una ZES ad esempio è Dubai; ZES ci sono in Cina. Ma, estendendo i benefici e le caratteristiche di una ZES, così come originarie, ad una zona del Paese (tutto il Sud, isole comprese!) che costituisce il 40% del territorio dell’Italia, è una cosa che, apparentemente volta ad aiutare TUTTE le imprese e i territori del Mezzogiorno, di fatto, a fronte di una spesa INSOSTENIBILE, vanifica qualsiasi operazione e buon proposito. Non si può non pensare ad un tornaconto elettorale che l’attuale governo si aspetta da tutte le regioni del Sud … basta l’annuncio! Che poi si realizzino le promesse, al solito, è un optional!