Il mondo della magistratura onoraria italiana , dopo anni di discussioni e di aspettative da parte dei suoi componenti ha subito una profonda rivisitazione con la c.d. riforma “ Orlando”  dal nome dell’ex Guardasigilli che ha voluto il provvedimento.

Tale riforma va detto subito non solo non risponde a nessuna esigenza dei magistrati onorari, ma rischia se non modificata di produrre danni anche all’amministrazione della giustizia, con conseguenze che rischiano di ricadere anche sugli utenti del sistema giustizia, ovvero sui cittadini.  Infatti il ruolo del Magistrato Onorario , viene del tutto mortificato,  portando ad un peggioramento delle condizioni di lavoro con significative modifiche anche dal punto di vista retributivo ovviamente sempre in negativo.

Su tutte si prevede un ampliamento delle competenze del giudice di Pace civile che sarà chiamato ad un maggiore impegno , che porterà per forza di cose ad un maggiore tempo da dedicare allo svolgimento del proprio compito con ulteriore riduzione del tempo da dedicare ad altre attività; nel contempo si prevede una drastica riduzione del riconoscimento economico, dimostrazione di una riforma del tutto priva di raziocinio, poiché ad un maggiore impegno avrebbe dovuto corrispondere un ulteriore adeguamento economico.

Senza dimenticare che alla base della magistratura onoraria vi sono tante persone , che per anni hanno potuto contare su una fonte di reddito sicura a fronte di un impegno professionale sempre pieno, che dovranno cercare una nuova sistemazione lavorativa  , e che di fatto resteranno fuori dal mondo dal lavoro , per motivi di età , non riuscendo ad avviare una nuova attività professionale

La riforma orlando colpisce i magistrati onorari con una drastica ed immotivata riduzione delle indennità, che viene ridotta in buona sostanza a mero reddito di cittadinanza. Il provvedimento avrà effetti esiziali per il funzionamento della giustizia, determinando la completa ed ineluttabile paralisi della giurisdizione.

Tale provvedimento rischia di mettere per strada 5.000 magistrati onorari che per oltre 20 anni hanno servito con onore il paese e che trattano circa il 65% dell’intero contenzioso: si pensi che i giudici di pace definiscono in tempi celeri (inferiori all’anno) oltre 1 milione di procedimenti annui.

Una valida soluzione per lo meno  con riferimento ai magistrati in servizio,sarebbe stata quella di prevedere la continuità nelle funzioni svolte sul modello della Legge 217/74. Tale disciplina non configura in alcun modo un ingresso in magistratura ordinaria, che nessuno ha mai chiesto, ma consentirebbe la permanenza nelle attuali funzioni di giudici di pace, giudici onorari di tribunale e vice pretori onorari, riconoscendo loro diritti previdenziali ed assistenziali, oggi non previsti.

Tale normativa risulterebbe conforme all’art. 97 Cost. ed assicurerebbe il buon andamento della PA, impedendo il blocco della giurisdizione e la dispersione di professionalità formatesi in decenni di esercizio delle funzioni giurisdizionali. Senza contare l’ulteriore spreco di risorse (milioni di euro) per la formazione obbligatoria presso la Scuola Superiore della Magistratura di Firenze ed in sede decentrata distrettuale.

Formazione che da anni rappresenta uno degli aspetti più interessanti, del rapporto tra magistratura ordinaria e magistratura onoraria , poiché consente ai giudici onorari di poter usufruire degli stessi strumenti di aggiornamento professionale dei togati.

Importante tuttavia che si affronti la questione senza pregiudizi e sul presupposto che i più di 5000 magistrati onorari non hanno alcuna velleità di essere inquadrati nella magistratura onoraria , ma cercano solo il riconoscimento dei propri diritti .

Allo stato , dispiace dirlo , si ha una riforma che è nata in modo negativo non solo per i suoi componenti ma anche per il sistema giustizia e che per forza di cose deve essere modificata.