Come largamente previsto, la destra non ha vinto le elezioni. Ha stravinto. Il centro-sinistra (ammesso che si potesse ancora chiamare così) registra la più catastrofica delle sue sconfitte.

La considerazione prima che mi viene da fare è che la discesa in campo di Giorgia Meloni ha in gran misura ridotto le ambiguità politiche che hanno spesso disorientato gi elettori. Cercherò di spiegare perché.

Uno studio sui flussi elettorali comparati, fatto dal Centro Italiano di Studi Elettorali dell’Università Luiss (I flussi elettorali tra politiche 2018 e 2022: Lega e M5S alimentano FdI | CISE (luiss.it)), mostra che gli spostamenti sono stati ingenti, ma che, in generale, hanno ricollocato l’elettorato in modo più chiaro ed omogeneo e, di fatto, hanno ridefinito la collocazione politica delle forze in campo (figura).

Cominciamo dai vincitori, Fratelli d’Italia. Come si vede in figura, il raddoppio dei consensi è legato quasi interamente alla cannibalizzazione di Forza Italia e, specialmente, della Lega di Salvini. Questo è un elemento di grande chiarezza, perché ora i nostalgici postfascisti che erano in gran numero nella Lega sono confluiti nel partito che naturalmente li deve rappresentare, insieme con gli elettori di destra ex berlusconiani che hanno capito che seguire una cariatide un po’ rincoglionita non era più conveniente e si sono rivolti all’unica forza che può aspirare a raccogliere tutte le anime della destra, da quella liberale a quella fascista. La mia previsione è che, dopo l’annichilimento degli alleati, Meloni ora si presenterà con un volto moderato, ma avrà a che fare con problemi che i due partitini che l’affiancano solleveranno. Da notare, tuttavia, che parte dell’elettorato di destra, specialmente in casa leghista, non si sente più rappresentato da nessuno dei partiti presenti nello schieramento ed è andata ad alimentare le fila degli astenuti. Quindi chiunque tenti di attribuire alla sinistra l’astensione ha capito poco o niente dell’anima del paese (vedi Serracchiani, per esempio).

Una parte del PD vorrebbe tanto accusare Conte di aver sottratto voti, perseverando nel drammatico errore commesso da Letta, dopo la caduta del governo Draghi, di rompere il “campo largo” (sponsor Bersani, l’unico politico di lungo corso di sinistra dotato di cervello, e che cervello!), decretando la sconfitta catastrofica del suo partito e del suo schieramento. Ed invece le cose non stanno così. Il PD ha perso una parte molto piccola dei suoi elettori verso il M5S, mentre la maggior parte dell’emorragia è stata cannibalizzata da Azione/IV ed una quota quasi altrettanto grande si è rifugiata nell’astensionismo. Né bisogna sottovalutare quella piccola proporzione di elettori che è passata a Forza Italia e persino a Fratelli d’Italia, a testimoniare l’incredibile confusione nella quale la cura renziana aveva gettato il partito, annichilendo la sua identità. Le perdite del PD sono state circoscritte, grazie al flusso discretamente abbondante proveniente proprio dal M5S. Quindi l’esatto contrario di quello che si vorrebbe raccontare. Tuttavia, anche questo è stato un elemento di grande chiarezza perché ha di fatto favorito il riconoscimento dell’identità politica di centro-destra di elettori che avevano votato per il PD pensando di dare consenso ad un partito la cui natura socialdemocratica era stata ormai diluita se non dispersa per trasformarsi in una forza liberale autentica e cristallina, peraltro assente da questo paese dall’epoca dei tentativi di Malagodi e La Malfa (Ugo, naturalmente).

Oltre che a perdere verso il PD, il M5S ha subito una forte emorragia verso Fratelli d’Italia e verso la galassia degli astenuti, con qualcosina confluita anche in Azione/IV, in altre formazioni minori, e persino in Forza Italia. Anche questa modifica dell’elettorato del M5S fa, almeno in parte, chiarezza sulla collocazione politica del partito, allontanandolo definitivamente dalla prima versione, e depurandolo in buona parte, se non completamente, della destra anarchica delle origini (vedi il governo con la Lega). L’operazione di traghettamento verso sinistra del M5S non è probabilmente compiuta, ma certamente queste elezioni sono un ulteriore momento di chiarezza.

Alla fine, guardando come si sono mossi i flussi elettorali, non possiamo non osservare che queste elezioni hanno ridotto il coefficiente di confusione del paese, mostrando una destra senza equivoci ed una sinistra in fieri di cui però si cominciano a vedere finalmente i contorni.

Con gli occhi di un “sinistro”, quale io sono, questa sconfitta è però il trionfo del campo largo di Bersani, perché se PD e M5S fossero rimasti insieme, non è detto che la destra avrebbe vinto le elezioni, dato che le aggregazioni pagano in genere oltre la somma matematica che già sarebbe stata competitiva. La ricomposizione del campo di sinistra potrebbe avvenire solo riconoscendo il drammatico errore di aver bannato Conte, la cui colpa è solo quella di aver garantito l’assist con cui la Lega ha fatto cadere Draghi, e riprendendo in mano il progetto di Bersani, sperando che non sia troppo tardi. Per ora non vedo alternative.

Ed ora? Io non sono democraticamente spaventato da Meloni, quanto dalle cambiali che lei sarà chiamata a pagare. Salvini agli interni? Sarebbe una scelta catastrofica. Berlusconi seconda carica dello stato? Ci renderebbe ridicoli agli occhi del mondo. Ma non credo che lei accetterà questi ricatti. E’ tosta ed intelligente ed ha saputo modificare in senso moderato la sua immagine durante la campagna elettorale, pur mantenendo la sua forte impronta nazionalista, perché tiene moltissimo a recuperare una immagine moderna e digeribile a livello europeo, non solo con la destra, ma con l’intero establishment.

Ed ha una scialuppa di salvataggio costituita da Azione/IV (come lo stesso Calenda ha dichiarato) nel caso venisse meno l’alleanza con la Lega.

Insomma, sì, avremo un governo guidato dalla destra neofascista o postfascista, ma secondo me ci aspetta un periodo politicamente interessante, che potrebbe portare ad una maturazione del paese, che ha disperato bisogno di schieramenti politici di governo di ispirazione liberaldemocratica e socialdemocratica senza equivoci, e di tornare alla politica vera, ai disegni socio-economici strategici, abbandonando le genuflessioni nei confronti dei sondaggi. Speriamo che non diventi economicamente e socialmente disastroso.

 

Fonte Foto: Sky TG24