Le proiezioni matematiche sull’andamento dei contagi da SARS-CoV2 forniscono di nuovo un andamento esponenziale. Le autorità regionali hanno attribuito la responsabilità di questa ripresa epidemica al contagio favorito dall’ingresso in Italia di persone provenienti da aree ad elevata circolazione virale, ignorando completamente i rischi legati alla migrazione interna, da aree ad elevata circolazione virale (con un’incidenza cumulativa tra 400 e 1.000 casi accertati per 100.000 abitanti) ad aree a bassa circolazione virale e  tasso di incidenza cumulativa (tra 75 e 125 casi accertati per 100.000 abitanti).

Un’occhiata attenta ai grafici ed i numeri pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità fornisce evidenza sufficiente per prestare più attenzione ai movimenti interni, assumendo che il numero di tamponi positivi sia funzione del numero complessivo di tamponi effettuati, come pare ormai assodato.

La figura 1 mostra la curva epidemica lombarda.

La circolazione virale in Lombardia rimane la più alta del Paese (incidenza cumulativa). La capacità di contagio (Rt), che era ancora persistentemente sopra 1 una settimana fa, è conteggiata ora in discesa (0.52). Si osservi come il numero di tamponi positivi segua strettamente l’insorgenza dei sintomi, tranne nell’ultima settimana, in cui si verifica uno spostamento, verosimilmente in relazione all’aumento del numero di tamponi effettuato. Il grafico dimostra la mancanza di una strategia di tracciamento, come quella messa ad esempio in atto dal Veneto, che dall’inizio della pandemia ha messo in atto una strategia di tracciamento e quindi di quarantena mirata che ha consentito di contenere l’incidenza cumulativa alla metà rispetto a quella lombarda (figura 2).

Come si vede in figura 2, in Veneto la politica di screening di massa è ripresa un po’ tardivamente dopo le prime avvisaglie di metà luglio, per cui oggi anche il Veneto si trova a fare i conti con un netto aumento degli ammalati, benché contenuto rispetto ai casi positivi al tampone.

Simile al Veneto, anche il Piemonte, regione ad elevatissima circolazione virale, adottò, anche se tardivamente, una strategia di tracciamento che consentì di contenere l’epidemia che inizialmente sembrava assumere l’andamento che aveva assunto in Lombardia (figura 3). Questa strategia è stata poi mantenuta appena i casi hanno cominciato ad aumentare all’inizio di luglio. Grazie a questa strategia, il Piemonte sembra riuscito a contenere la diffusione dell’epidemia, ben al di sotto di Lombardia e Veneto.

Infine, anche l’Emilia-Romagna, un’altra regione ad alta circolazione virale, che inizialmente aveva adottato una strategia simile a quella lombarda (come si vede bene in figura 4), con esiti non brillanti, dalla fine di giugno ha messo in atto una strategia di screening che ha consentito di contenere la ripresa della curva epidemica e di mantenere l’Rt ad un valore basso (l’unico dato da considerare statisticamente significativo, guardando all’intervallo di confidenza). Tuttavia, l’incidenza dei casi accertati nelle ultime due settimane è stata persino superiore a quella lombarda.

La situazione cambia quando si esaminano le regioni del sud, particolarmente esposte al turismo estivo. Il mio parametro di riferimento rimane Positano, una località presa d’assalto dal turismo straniero, europeo, americano, asiatico ed australiano negli anni passati, al punto che era difficilissimo, se non impossibile, trovare altri italiani in un ristorante la sera. Questa invasione era stata favorita dal mercato in forte espansione di Airbnb, che quest’anno ha subito una contrazione critica, dovuta alle limitazioni degli spostamenti imposta dalla pandemia di COVID-19. Per cui, quest’anno il turismo è tornato ad essere per la massima parte italiano.

La figura 5 mostra la curva epidemica campana. Come si vede l’incidenza cumulativa della malattia rimane 1/10 di quanto registrato in Lombardia ed il numero di tamponi positivi è molto superiore al numero dei casi registrati di malattia. Si può anche osservare come dal mese di luglio, il numero di tamponi positivi sia cresciuto notevolmente e quasi indipendentemente dal numero dei casi clinici accertati. L’incidenza registrata nella settimana dopo Ferragosto pone la regione allo stesso livello del Veneto, ma con un Rt di poco superiore ad 1, che deve essere motivo di preoccupazione, benchè l’intervallo di confidenza sia molto ampio. Il grafico suggerisce che la strategia messa in atto dalla regione Campania tende a tracciare massivamente e quindi a identificare un numero elevato di contagi.

Rimane il fatto che la Campania è in questo momento la regione con il rapporto più elevato tra numero di contagi accertati e numero di tamponi effettuati (più del doppio della Lombardia, figura 6).

Le curve epidemiche di Puglia, Calabria e Sicilia mostrano andamenti del tutto simili a quello campano, ma va segnalato per la Calabria un impennarsi dell’Rt (1.26) che sarebbe prudente considerare con attenzione, benchè l’incidenza nella settimana campione (dopo Ferragosto) sia molto contenuta.

La Sardegna, meta assolutamente privilegiata del settentrione del paese, presenta una incidenza cumulativa del tutto simile alla Campania, e, come per la Campania, cresciuta di una decina di punti nelle ultime due settimane (circa 100 casi per 100.000 abitanti). La Sardegna ha registrato un aumento dei casi a partire dalla fine di luglio (figura 7), periodo privilegiato dagli italiani per le loro vacanze estive, con una incidenza nella settimana dopo Ferragosto simile a quelle di Lombardia ed Emilia-Romagna, quando, benchè in modo non costante, anche un’operazione di screening più accurato è cominciato. Come era da aspettarsi, anche l’Rt sardo è leggermente superiore ad 1.

E’ evidente che questi dati possono essere letti come si vuole. La mia chiave di lettura è quella che logicamente e matematicamente ha più elevata probabilità: l’impennata della curva epidemica è sostanzialmente legata alla migrazione intra-nazionale da aree ad elevata circolazione virale ad aree a bassa circolazione. Ancora una volta, l’epicentro del disastro annunciato è la Lombardia, che riesce a contenere il suo Rt (ma non l’incidenza settimanale che resta alta) grazie alla ovvia scarsa migrazione interna. La drammatica riduzione dell’età media dei contagiati (l’ISS ieri comunicava 29 anni di età media) è una sufficiente spiegazione del disaccoppiamento tra numero di contagiati, casi accertati di COVID-19 e casi fatali. Ci sarebbe da domandarsi se non bisognerebbe considerare le aree in cui l’incidenza settimanale superasse in modo stabile i 10 contagiati per 100000 abitanti come aree endemiche da sottoporre a speciale sorveglianza sanitaria.

E’ facile dal punto di vista politico attribuire agli ingressi ed ai rientri dall’estero la causa della ripresa del contagio (trovo abbastanza ridicolo chi parla di prima e seconda ondata epidemica come se fossimo usciti dalla prima ondata): controllare i flussi in ingresso negli aeroporti è relativamente semplice e fa effetto, mostra che ci si è attivati. Controllare i flussi interni è praticamente impossibile a meno di non chiudere completamente intere regioni con conseguenze non sostenibili dal punto di vista sociale ed economico. Pertanto, io non attribuisco colpe al Governo per non aver saputo impedire i flussi interni, ovviamente, quanto per la totale mancanza di comunicazione, che è poi complice della rilassatezza e talvolta noncuranza con cui le norme comportamentali ed i suggerimenti degli esperti sono stati interpretati. Anche i media che danno voce a farneticazioni tanto risibili quanto pericolose hanno la loro parte di responsabilità, ma in realtà amplificano quelle del governo che non riesce a contenere le sciocchezze con una informazione degna di questo nome.

Una maggiore consapevolezza del fenomeno ed una più onesta informazione, non inibita dalle lobbies industriali del settentrione, avrebbero sicuramene favorito una maggior responsabilizzazione dei cittadini, anche di quelli più giovani, e contenuto più marcatamente l’impennata dei contagi. Onestà sarebbe stata ammettere che una volta liberalizzata la circolazione interna (si poteva fare altrimenti?) un aumento dei contagi era atteso con elevatissima probabilità, ma che gli strumenti di contenimento non potevano che essere individuali, per impossibilità di esercitare controlli a tappeto sul rispetto delle raccomandazioni.

Il Governo, che pure ha agito bene nel contenere l’epidemia, malgrado gli ostacoli frapposti da realtà regionali (prima fra tutte la Lombardia), con gestioni risibili che hanno influenzato il diffondersi dell’epidemia nel Paese, rischia però di naufragare sul fronte della comunicazione, come io non mi stanco di ripetere.

 

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