Che piaccia o meno e che vi sia una nuova legge elettorale (difficile ma non si sa mai…) la politica italiana , appare tornata, dopo l’ubriacatura del maggioritario, frutto della stagione post tangentopoli , al proporzionale.

E si perché per quanto se ne possa dire dopo il Mattarellum, ogni legge elettorale approvata ha avuto una struttura portante proporzionale , con il sostanziale ripristino dei vecchi collegi elettorali , ante 1994 e con un conteggio dei voti su base proporzionale.

Qualcuno dirà che sia nel porcellum che nel rosatellum ancorché nell’Italicum (mai entrato in vigore), era evidente l’intenzione di salvaguardare le coalizioni , ma si tratta di mere apparenze , perché in realtà la strada del ritorno al proporzionale era scritta nei fatti.

Casomai , tutto ciò a contribuito ad alimentare un equivoco che ha contribuito all’ingovernabilità di questi anni : del resto era impensabile pensare di mantenere i vecchi equilibri politici con un sistema , il proporzionale che ha come suo fondamento dinamiche differenti.

Logica conseguenza del ripristino di questo sistema , il rinvigorire dei partiti politici numericamente minori, che se con il maggioritario erano costretti a stare all’interno di una coalizione, perché solo con l’appoggio dei partiti più grandi , potevano sperare di avere dei collegi e cosa più importanti di prevalervi al loro interno.

Insomma i partiti che nell’era Mattarellum erano soprannominati “cespugli” hanno ripreso vigore acquistando una rilevanza che prima non avevano ed un peso politico non indifferente  anche nella formazione  e nella sopravvivenza di un esecutivo.

Questo non perché vi sia un potere di “ ricatto “ meglio di condizionamento , ma perché il quadro parlamentare è molto frammentato e le coalizioni , sono ormai di stile, nel senso che puntualmente si sfaldano in parlamento.

Aggiungiamo , soprattutto in questa legislatura che vi è sempre più la tendenza da parte di molti politici a farsi un movimento o partito (come la si voglia chiamare la sostanza è sempre la stessa) e si comprende come vi sia un discreto numero di partiti c.d. “ minori”.

Certo molti non avranno vita lunga e già alle prossime politiche , saranno nient’altro che “ merce di scambio” per ottenere una candidatura ,mentre altri saranno la base per ulteriori aggregazioni.

Senza dimenticare formazioni , meglio strutturate e organizzate oltre che già radicate come per dire L.E.U , che invece hanno una prospettiva politica maggiore e possono aspirare ad avere un ruolo nello scenario politico futuro.

In ogni caso molto dipenderà , se si riuscirà a varare una legge elettorale realmente proporzionale e che soglia di sbarramento vi sarà, perché più bassa sarà più partiti ovviamente potranno entrare in parlamento, con tutto ciò che ne deriva in tema di governabilità e perché no di ulteriore frammentazione una volta entrati in aula.

Chiariamo, che però il quadro politico è totalmente differente rispetto a quello della c.d. “prima repubblica” in cui partiti minori erano definibili i liberali , i repubblicani o il PSDI , per riferirsi solo a quelli che hanno avuto responsabilità di governo.

Partiti , che avevano una propria storia ed erano inseriti in un percorso ben preciso, laddove oggi questo è assolutamente impensabile , vista la natura sostanzialmente personale di molte formazioni .

Personale , perché quasi con allarmante frequenza sono specchio del proprio leader di cui hanno nell’intestazione a volte anche il nome e quindi sono legati alle fortune politiche di costui.

Personale , soprattutto perché appunto per la loro connotazione , non hanno una vera struttura e nascendo il più delle volte in parlamento, sono composti molto spesso da un leader e da un manipolo di deputati e senatori, che si è aggregata solo per cercare di avere ancora una rilevanza politica .

Ecco questo è il vero limite di molte formazioni, che possono essere definite minori e che tranne alcune eccezioni ( su tutte LEU) non avendo come collante una comunanza politica , hanno già in partenza una traiettoria politica limitata.

Troppe volte la mancanza di veri contenuti politici , porta ad etichettare alcune formazioni politiche di questo genere come di centro, ormai privo di qualsiasi valenza ideologico e ridotto con tutto il rispetto  e senza offesa per nessuno , come “ refugium pecatorum “  della politica italiana.

In poche parole , oggi qualsiasi progetto politico che per mancanza di numeri , ovvero di seggi e di voti, diciamola tutta, ha un respiro necessariamente corto, viene collocato al centro dello schieramento.

Centro , che nella concezione attuale è visto non come una proposta politica interlocutoria alla sinistra o alla destra , ma come un soggetto che di volta in volta , a seconda delle esigenze in nome della governabilità , può supportare uno dei due schieramenti.

Nulla  di sbagliato , o di politicamente criticabile , ci mancherebbe , siamo in una democrazia, ma la mancanza di un vero partito di centro e la presenza di una serie così ampia di partiti che ambiscono a dare un contributo in tal senso, è la prima causa dell’ingovernabilità attuale.

Intendiamoci il centro come area politica ,come detto non va assolutamente demonizzato, ma ci vorrebbero dei correttivi alla situazione attuale .

Ovvero?  Come poter uscire da una situazione che vede coalizione , ormai solo sulla carta, che alla prova dell’aula si sfaldano irreversibilmente in modo quasi del tutto naturale.

Sarebbe auspicabile in assenza di esplicite azioni politiche tese a semplificare il quadro dell’area , una legge elettorale adeguata.

Accertato che il ritorno al proporzionale è ormai irreversibile , sarebbe auspicabile una soglia di sbarramento alta , in modo da garantire una selezione già al momento delle urne , favorendo quegli attori che abbiano una reale capacità aggregativa.

In tal modo i partiti che hanno una propria struttura e sono già ideologicamente posizionati ( per quanto si possa parlare dell’ideologia nella politica nostrana di questi anni) , non avrebbero difficoltà , anzi troverebbero una capacità aggregativa fino ad oggi sconosciuta.

D’altro canto i partiti c.d. personali o per così dire leaderlisti, ovvero basati quasi esclusivamente sulla figura del proprio capo, troverebbero forse il coraggio, o meglio sarebbero costretti ad aggregarsi tra loro e soprattutto a restare insieme , pena la sparizione politica.

In tal modo si favorirebbe la nascita di una vera forza centrista , in grado di svolgere il ruolo che le compete in modo sano in una democrazia ; in poche parole si potrebbe aspirare ad un progetto o a dei progetti con una precisa impronta politica.

Progetti , perché con una legge elettorale adeguata anche a sinistra o a destra i partiti definiti minori, troverebbero una nuova linfa, ritrovando una dimensione ideologica chiara , dove per chiarezza è da intendersi il progetto politico.

Situazione che ridarebbe a queste formazioni una valenza politica simile a quella che tanti partiti della c.d. prima repubblica ,dove lo ripetiamo esistevano formazioni con una propria storia come i Radicali e i Verdi .

È legittimo non riconoscersi in un progetto politico come questi , ma si tratta di una mera esemplificazione, anche se nella politica attuale si sente la mancanza di una vera forza ambientalista, che si concentrasse solo su questi temi.

Il vero problema di questi anni è che partiti che avevano un raggio di manovra ben determinato, per i falsi meccanismi in essere si sono trovati a svolgere un compito che non era il proprio, con tutte le conseguenze che vediamo.

Se si vuole avviare finalmente una nuova stagione della politica italiana, che assicuri finalmente una stabilità , sia pur nella possibilità di una naturale alternanza, occorre creare delle regole del gioco, finalmente chiare .

Nel rispetto del diritto di scelta degli elettori, occorre però porre dei limiti che assicurino la governabilità . perché di questo passo  , alla lunga la stessa  democrazia ad essere messa a rischio.

Ecco perché forse i “ cespugli” dovrebbero aspirare a diventare alberi.