Nella classifica sui rischi che saranno maggiormente percepiti nei prossimi 10 anni, il sondaggio presente nel 17°global risk report del World Economic forum 2022 colloca i rischi di carattere geopolitico-economico soltanto al 10°posto! Certo, in pochi avrebbero immaginato che ci saremmo svegliati un giorno con l’Ucraina invasa dalla Russia e di conseguenza sull’orlo di un nuovo conflitto dalle dimensioni potenzialmente mondiali. Per l’Europa (soprattutto per Germania e Italia) questa guerra è stata poi la triste occasione per comprendere come il rischio di non avere una politica energetica autonoma e diversificata sia stato seriamente sottovalutato; ma non è l’unico rischio che l’Europa corre, poiché sullo sfondo di questa guerra vi sono ulteriori incognite.

Il primo dubbio riguarda ciò che avrebbe spinto la Russia verso questa guerra. Si tratta solo di tutelare i propri confini o le regioni russofile/fone o di conquistare tutta l’Ucraina? E se dovesse conquistare tutta l’Ucraina, la Russia si spingerebbe poi oltre? Si tratta solo di una guerra territoriale o anche, come l’ha definita il patriarca ortodosso Kirill, di una guerra santa contro l’Occidente? Ci troviamo di fronte ad un possibile scontro di civiltà? Oppure, il vero antagonista della Russia sono in realtà gli Stati Uniti? Qual è la funzione dell’enigmatica Cina in questo contesto? E’ in gioco un nuovo ordine globale, che per molti sarà multipolare? Gli Stati Uniti e l’Europa hanno alcuni interessi contrapposti in questa guerra o sono perfettamente allineati? All’Europa conviene che la guerra vada avanti ad libitum o fino ad un difficile cambio di regime in Russia o piuttosto conviene che termini quanto prima possibile? Quali politiche si dovranno attuare in Europa per gestire circa sei milioni di profughi? E’ possibile che vengano usate armi non convenzionali (chimiche, batteriologiche o atomiche)? Si prevedono infine difficoltà nei futuri approvvigionamenti alimentari?

Tutto ciò rende difficile stimare un rapporto costi/vantaggi, ovvero fino a quale prezzo questa guerra possa essere combattuta; in più sul piatto della bilancia vi sono dei valori etici e giuridici (l’autodeterminazione dei popoli, il legittimo diritto all’autodifesa ed il rispetto del diritto internazionale), che esulano da un calcolo di tipo quantitativo e per i quali in passato (ed oggi in Ucraina e non solo), tante vite umane sono state sacrificate e continueranno ad esserlo.

Tuttavia, come Europei, una delle domande che abbiamo più a cuore è capire quali rischi reali corriamo di essere trascinati in un conflitto armato contro la Russia. Intanto è bene sapere che nonostante la copertura della Nato, in caso di attacco missilistico gli attuali sistemi di difesa non sono in grado di garantire una copertura di tutta l’Europa, il che mostra un’evidente vulnerabilità. Questo tipo di minaccia si è poi di recente potenziata a seguito di ulteriori svolte tecnologiche quali ad esempio i missili ipersonici, che non possono essere facilmente intercettati dagli attuali sistemi antimissilistici.

Ci sarebbe poi da chiedersi se questo conflitto non sia piuttosto un conflitto indiretto o per procura tra gli Stati Uniti e la Russia sul territorio ucraino, motivo per cui, data la situazione, l’Europa, sebbene supporti l’Ucraina, dovrebbe perseguire come obiettivo primario quello di non finire anch’essa in guerra.

Solo così potrebbe iniziare a premere nuovamente per delle soluzioni diplomatiche, sul solco di quanto già avviato nei negoziati di Antalya, pretendendo ad unisono una tregua immediata senza attendere gli alterni esiti sul campo militare, interrompendo così una spirale potenzialmente molto pericolosa per la stessa Europa e nell’interesse della stessa Ucraina e della sua popolazione civile.

Infatti, da quando è stata invasa l’Ucraina, se prescindiamo dalle vicende alterne sul campo di battaglia (che la propaganda di entrambe le parti non consente di comprendere obiettivamente) non possiamo fare a meno di costatare che stiamo assistendo solo ed esclusivamente ad una pericolosa escalation che consiste nell’impiego sempre più massiccio di militari, armi ed artiglieria pesante: escalation di cui non possiamo assolutamente prevedere, ma solo temere, gli esiti futuri.

Ci rendiamo conto che si tratta di percorso in salita, ma l’Europa ne ha tutti i diritti/doveri per provarci, dato che la guerra si svolge proprio a ridosso dei propri confini e gli schemi adottati finora non hanno portato a grandi risultati sul piano diplomatico.