La catastrofe per l‘allentamento del lock-down e l’ingresso nella cosiddetta fase 2 della pandemia non si è verificata. I social sono pieni di esperti di epidemiologia e virologia che, però, di mestiere fanno altro (tassisti, ingegneri, portieri, imprenditori, letterati, matematici, salumieri, agricoltori e parrucchieri) pronti ad azzannare il Governo alla gola perché ha imposto il lock-down, mentre invece potevamo andare tranquillamente a passeggio per le strade, perché tanto non c’era problema, e, sull’altro versante, di altrettanti esperti che si strappano le vesti predicendo eventi di livello estintivo per l’imprudenza del governo ad abbassare in modo sconsiderato le sacrosante difese: una congerie di imbecilli, ma a volte anche di “esperti” che non guardano più lontano della punta del loro specifico naso, a cui spesso dà voce anche la televisione guidata da pseudo-giornalisti che avrebbero bisogno di seri staging presso Financial Times, Economist o New York Times.

Vediamo un momento i fatti. Il lock-down ha funzionato bene e, malgrado i bastoni tra le ruote messi in continuazione dalle regioni, specie da quelle peggio guidate, ed i limiti imposti dalla Costituzione, violentata a suo tempo da un governo di idioti succubi delle pressioni leghiste (a cui aveva cercato di porre un riparo Renzi con uno dei quesiti referendari), il Governo ha condotto bene il Paese fuori dalle sabbie mobili e, non a caso, è stato imitato da tutti i paesi che hanno imposto il lock-down, a volte con colpevole ritardo, ed ha ricevuto riconoscimenti internazionali per questo. Sicuramente sono stati commessi errori anche grossi, specie all’inizio, ma il Governo italiano ha il merito di essere stato il primo nel mondo occidentale ad elevare l’allarme (di cui poi regioni come la Lombardia se ne sono inizialmente ma a lungo impippate) ed a ricorrere a strumenti eccezionali (già alla fine di gennaio). Se si esclude la Lombardia ed il Piemonte (la cui giunta ha riconosciuto però le bestialità commesse), il contenimento dell’epidemia in Italia è stato buono e dove il lock-down è stato attuato ancora prima che esplodesse il contagio, eccellente, con numeri paragonabili a quelli della Germania.

Sotto la pressione del disastro economico causato dalla pandemia e dal lock-down, ma anche delle pressioni politiche di Lombardia e Confindustria, responsabili primi del ritardo con cui il lock-down è stato attuato nel nord del Paese, il Governo ha deciso di allentare il lock down, sulla scorta dei dati incoraggianti che arrivavano specialmente dalle regioni centro-meridionali, ma non dal nord. La gestione centrale di questa fase 2 avrebbe richiesto molta determinazione ed il richiamo a regole generali e ad una linea unica di comando (invocata fin dall’inizio dal Prof. Walter Ricciardi), che il Governo, colpevolmente, non ha avuto il coraggio di rivendicare, pur potendo far leva su dispositivi giurisprudenziali e costituzionali che glielo avrebbero consentito. Il risultato è un pasticcio confuso ed impastato di regole demenziali ed un imprudente liberi tutti, che non corrisponde allo stato reale della circolazione del contagio nelle varie realtà, e che ha indotto alcuni Presidenti di Regioni (Sardegna) a sparare dictat non praticabili, che la dicono lunga sulla qualità della dirigenza politica del Paese. Senza voler entrare nei problemi etici che la richiesta di una specie di patentino sanitario pone e che alcuni giornali prestigiosissimi hanno sollevato (1, 2), con una incubazione che può arrivare a tre settimane, è semplicemente demenziale richiedere un patentino di buona salute che può rivelarsi fallace dopo giorni dall’ingresso in un territorio. Però, se tali idiozie emergono, è anche una conseguenza del fatto che il Governo non ha avuto il coraggio di differenziare il ripristino graduale della normalità in relazione allo stato della curva epidemica.

Mentre l’apertura delle attività produttive non poteva obbiettivamente essere ulteriormente ritardata, sia per i dati confortanti provenienti dalla gran parte del Paese, sia perché procrastinare la riapertura avrebbe potuto compromettere in modo irreversibile la nostra economia, sia perché i livelli di sicurezza nelle aziende sono ormai molto elevati, la libera circolazione delle persone poteva tenere conto delle differenti curve epidemiche tra le aree del Paese. Il Governo avrebbe potuto spiegare in modo chiaro e non farraginoso, come di solito avviene, qual è il reale stato dell’epidemia e le ragioni per cui una maggior prudenza è ancora richiesta nelle regioni che presentano un elevato tasso di ricoveri nelle strutture ospedaliere (questo è, insisto, l’unico parametro che può essere utilizzato con una certa confidenza, al momento attuale, perché l’ISS non è stato capace di organizzare un sufficiente controllo di qualità all’origine dei dati sui contagi e stabilire criteri univoci per l’esecuzione dei tamponi), come ho segnalato in articoli precedenti.

Come ho già scritto, il virus SARS-CoV2 ha spazzato via la parte più suscettibile della popolazione esposta ed ora incontra la resistenza della parte meno suscettibile o persino non suscettibile. La presentazione più grave di COVID-19, quindi, declina in modo naturale, un declino aiutato anche dal miglioramento dell’approccio alla malattia e dall’intervento precoce in alcune (ma non tutte) le regioni, senza nessun bisogno di invocare mutazioni favorevoli. Ora si tratta specialmente di proteggere tutta una parte di popolazione molto suscettibile che non è stata esposta al virus per il lock-down. Nelle regioni a basso contagio, come le regioni meridionali, gran parte della popolazione più suscettibile è stata protetta dal lock-down e, nel momento in cui riprende una libera circolazione dalle regioni più colpite, potrebbe essere esposta al virus anche nelle sue manifestazioni più gravi. La stessa cosa potrebbe capitare ai soggetti ancora molto suscettibili, ma protetti dalla severità del lock-down nelle regioni più esposte, benché in queste il numero dei contagiati, che si considera possa aver raggiunto o persino superato il 35% della popolazione totale, ostacola in parte la diffusione ulteriore del contagio, non offrendo più la possibilità al virus di diffondersi così facilmente come ha fatto nei mesi precedenti, quando ha trovato l’intera popolazione suscettibile (la rapidità di diffusione del contagio è inversamente proporzionale al numero dei contagiati immuni, che è la regola dell’immunità di gregge). Quindi il rischio della ripresa della malattia esiste, e tutti coloro che lo negano compiono un atto di fede, che diventa ingiustificabile in colleghi che dovrebbero aver esperienza di queste cose.

Detto questo, la domanda critica è: assumendo una libertà di circolazione pressocché totale, ed immaginando che possano arrivare in zone incontaminate come Positano (zero COVID-19 e zero contagi) persone contagiate, è fatale che l’epidemia si diffonda di nuovo? Bene, la mia risposta è no. Si può evitare.

A Positano, le attività stanno pian pianino riprendendo. La spiaggia grande è stata attrezzata in modo da rispettare la distanza. Ristoranti ed alberghi sono organizzati a rispettare, entro i limiti del possibile le distanze e sono tutti armati di termometri ad infrarossi, di mascherine ed a volte di inutili guanti di lattice, nitrile o vinile.

Ci sono cinque piccole regole da rispettare in condizioni di relativa promiscuità turistica, regole che dipendono dalla sensibilità e dal senso di responsabilità individuale, e che prescindono dalle raccomandazioni dei decreti:

  1. Indossare la mascherina chirurgica (preferibili quelle certificate, nei limiti del possibile) ogni volta che ci si ferma a parlare con qualcuno;
  2. Pretendere che l’interlocutore indossi la mascherina, a costo di sembrare un po’ paranoico;
  3. Indossare la mascherina ogni volta che si entra in un ambiente chiuso frequentato da altre persone, per quanto grande possa essere;
  4. Pretendere che gli addetti al servizio, in negozi, ristoranti, alberghi, indossino la mascherina quando servono la clientela, evitando di frequentare i luoghi dove questa abitudine non venga rispettata;
  5. Lavare le mani con acqua e sapone (da privilegiare) o gel alcolico per non meno di 20-30 secondi ogni volta che si esce da un esercizio commerciale (attenzione a che cosa si compra, ed evitare i prodotti disinfettanti in cui non sia specificata la composizione e la percentuale di alcool, che deve essere non inferiore al 60 e non superiore all’80%).

Il resto è fuffa: l’obbligo della mascherina mentre si passeggia, il distanziamento obbligatorio in ristorante se si va con amici, il distanziamento in barca, per esempio, sono cose che sono, se non demenziali, molto meno importanti delle cinque piccole regole che ho elencato, che, se rispettate, ci possono far vivere una buona estate. Il rispetto di queste cinque semplici regole minimizza il rischio di contagio, anche se si dovesse incrociare qualcuno portatore di una carica virale sufficiente a trasmettere il virus.

Insomma, il buon senso dovrebbe chiudere la bocca ai sacerdoti dei due partiti estremi, apparentemente privi di equilibrio, da Clementi, che spara assiomi su mutazioni non provate del virus e Silvestri che minimizza le conseguenze del contagio, a Vespignani che presenta scenari apocalittici, passando per le dichiarazioni imprudenti di Zangrillo che guarda le cose dal suo specifico buco della serratura di terapista intensivo, comunicandole in modo pedestre. Non siamo di fronte ad un’influenza, ma nemmeno di fronte ad un evento estintivo, ed è ovvio che, dopo 3 mesi di epidemia incontrollata (in Lombardia) ed un tributo di oltre 33.000 morti, i ricoveri di terapia intensiva si siano ridotti, per esaurimento (temporaneo) delle scorte di cibo virale, diciamo.

Quindi, calma. Accettiamo le regole e la confusione imposte dal Governo e dalle singole Regioni, visto che questo è il sistema, ed agiamo in modo responsabile, augurandoci che l’esperienza accumulata indichi di modificare molte cose che si sono rivelate esiziali, a cominciare dalla parcellizzazione del sistema sanitario nazionale. Come ha detto il ministro Speranza, il rischio 0 non esiste. La stagione estiva sarà molto probabilmente nostra complice. Poi in autunno vedremo. Nessuno ha la sfera di cristallo in mano. Anzi, diffidiamo da chi dice di averla.

  1. Rosenbaum L. Facing Covid-19 in Italy – Ethics, Logistics, and Therapeutics on the Epidemic’s Front Line. N Engl J Med. 2020;382(20):1873-5.
  2. Hall MA, Studdert DM. Privileges and Immunity Certification During the COVID-19 Pandemic. JAMA. 2020.

 

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Giovanni de Simone
Già Professore Ordinario di Medicina Interna, Università Federico II di Napoli; Già membro dello Statistic Committee dell’American Heart Association. Professore Associato di Medicina, Cornell University Medical College, New York, USA; Presidente del Council on Hypertension dell'European Society of Cardiology. Editorialista per diverse testate on line, ha scritto anche per Repubblica ed il Corriere.