Sul Corriere del Mezzogiorno del 20 marzo 2021, intervistato da Simona Brandolini, Guglielmo Epifani, parlamentare del gruppo LeU, dirigente di articolo UNO, ha rilasciato alcune interessanti dichiarazioni.

Recovery Plan, Next Generation EU e Mezzogiorno; lavoro, politiche industriali e crisi di molte aziende (FCA, Whirlpool, Ilva …); priorità per lo sviluppo (digitalizzazione, sostenibilità ambientale, occupazione nel Mezzogiorno, e creazione di una nuova classe dirigente nelle amministrazioni del Sud, con giovani preparati); politica delle alleanze PD-5S-LeU (indispensabile, nessuno può vincere da solo); Napoli e Sud (dove i 5S hanno ottenuto grossi successi elettorali alle politiche) terreno per sperimentare e consolidare una tale alleanza; drammatica situazione dei bilanci di centinaia, migliaia di Comuni, situazione che va affrontata e risolta a livello nazionale dal Parlamento …

Ecco i temi della intervista di Guglielmo Epifani. Interessanti, vero? (certo, nel merito di ciascun tema si può essere d’accordo o meno con lui).

Ah, certo, c’è anche una parte (meno del 25% dell’intera intervista) in cui parla, a domanda, della autocandidatura di Bassolino a sindaco di Napoli, di cui discute in un quadro generale di “cambiamento” della politica …

Un atteggiamento “provinciale” e volto al nostro “particulare” (diamo per scontato che sostanzialmente si condividono le idee ed i rilievi di Epifani su tutto il resto, allora?), ha spinto alcuni “napoletani” ad interessarsi MOLTO e SOLO di quest’ultima parte.

Guglielmo Epifani, ex leader della CGIL, ex segretario del PD, come si diceva attualmente parlamentare del gruppo LeU e dirigente di articolo UNO, entra nel merito delle candidature al di fuori dei partiti, del populismo, della necessità dei corpi intermedi come i partiti per discutere compiutamente di politica in una Repubblica come la nostra. E non approva Bassolino, in quanto autocandidatosi, al di fuori dunque di quella che per Epifani è ancora la strada maestra, pur sottolineandone il prestigio, ed il consenso da parte di molti cittadini napoletani.
In questo quadro, criticando come fa Epifani i tanti populismi che anche per debolezza dei partiti sono nati in questi anni (ma il discorso andrebbe allargato all’intera Europa, se non addirittura al mondo intero, pensando ad esempio al “fenomeno Trump” , per fortuna messo per ora in soffitta), bisognerebbe dare un po’ di fiducia ai gruppi dirigenti napoletani dei vari partiti della sinistra, per consentire loro di discutere (come stanno facendo, in “tavoli” aperti ed allargati), per stabilire programmi, provare a far vivere alleanze, proporre nomi. E criticarli, anche duramente, se non riuscissero a trovare soluzioni all’altezza della complessità della sfida. La discussione tra forze politiche diverse, non vicinissime tra loro, ma tutte ascrivibili ad un campo largo di democrazia, di sviluppo, di progresso, non può consentire fughe in avanti e veti pregiudiziali. Certo, il tutto anche tenendo conto della autorevolezza di Bassolino, del prestigio che ancora gode presso larga parte dell’opinione pubblica di sinistra in città (per la sua brillante stagione di sindaco, purtroppo non per quella più opaca, a mio avviso, come presidente di Regione), addirittura cercando di sfruttare e recuperare questo suo prestigio, questa sua esperienza, le ancora intatte capacità di analisi politica.

La questione delle alleanze, nelle imminenti amministrative, in cui andranno al voto importantissime grandi città capoluoghi di regione, come Torino, Milano, Bologna, Roma, Napoli, impone una riflessione seria, un tentativo serio e convinto, di coinvolgere un intero schieramento progressista e democratico, dalle forze di sinistra, al PD, ai 5S, per battere le destre. E per assicurare alle città governi all’altezza delle sfide che fin da quest’anno, e fino al 2026, si dovranno affrontare, prima quella del Covid, e quella del Recovery Plan. La gran parte dei soldi del RF devono essere spesi NEI comuni … ed i Comuni quindi, specie del Sud, devono essere in grado di affrontare questa sfida. Il tema delle alleanze, città per città, riguarda le singole città, come ovvio, ma, altrettanto ovviamente, rientra in una visione e gestione “nazionale”, vista la rilevanza delle città impegnate al voto, che sono (tra) le più grandi d’Italia.

Molte amministrazioni infatti in gran parte al Sud purtroppo non sembrano in grado di progettare, appaltare, realizzare, utilizzare queste nuove ricchezze collettive. Sia per la dimensione straordinaria degli interventi, sia soprattutto a mio avviso perché nell’ultimo decennio si sono indebolite: blocco del turn-over del personale (ridotto di più di un quinto); capacità amministrativa diminuita; scarsa competenza specie nelle tecnologie digitali; età media del personale molto alta; ecc … Il rischio che i Comuni del Nord, meglio messi da ciascuno di questi punti di vista, intercettino la gran parte dei finanziamenti, è alto. Rischiamo, da qui al 2026, di vedere scomparire o assottigliarsi sempre più, a Napoli, i servizi sociali, i trasporti pubblici, gli asili nido, ecc … . Bisogna in questi mesi integrare e potenziare personale e capacità dei Comuni (lo ha chiesto l’ANCI, lo documentano diversi documenti di Forum nazionali), coordinare il piano con le politiche ordinarie di bilancio. Occorre visione e volontà politica. Il PNRR non rimanga una operazione tecnocratica (per cui si arriva addirittura a reclutare una società di consulenza!) ma un vero e proprio disegno politico, innovatore, democratico, progressista, per lo sviluppo armonico, di Napoli, dell’intero paese.

Non lo ha esplicitamente detto, tutto questo, Epifani; ma, in nuce, nella sua intervista si colgono alcuni spunti. E, comunque, penso che potrebbero/dovrebbero essere queste le questioni su cui aprire un confronto, tra LeU, articolo UNO, il PD, e tutte le forze di progresso. Non una querelle tra bassoliniani e anti-bassoliniani, con la conclusione di andare ancora divisi ad un importante appuntamento elettorale. Su queste questioni dovremmo confrontarci, tra di noi, appartenenti a diverse forze politiche e che abbiamo diverse storie e sensibilità; dovrebbero confrontarsi i partiti ed i diversi protagonisti della vita politica; e, perché no, anche i diversi protagonisti della “vita” sui social media.